#messaggi importanti
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E poi, d’improvviso, sorella esordisce con:
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oggi veramente pensando alle rpf on company time
#e con ''rpf'' intendo la dardato#e con ''pensare'' intendo scrivere un miliardo di messaggi alla povera ely disturbandola mentre fa cose serie e importanti#le cose che capitano 2024
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Mi confermate che grazie a Rosa Chemical d'ora in poi potrò baciare chiunque voglio sulla bocca anche se è omosessuale e/o sposato?
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Ti aspetto come si aspettano i messaggi importanti, come si aspettano I baci, gli abbracci. Ti aspetto con l'ansia, la paura e il cuore in gola. Ti aspetto perche vale la pena aspettarti. Ancora un po, ancora per sempre.
|| Francesca Incutto
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vogliamo parlare di quello che è successo a DomenicaIn? una cosa disgustosa.
allora intanto parliamo della pochissima professionalità, perché c'erano artisti che hanno aspettato lì ore a vedere siparietti a dir poco imbarazzanti e se ne sono dovuti andare senza essersi esibiti perché "era finito il tempo". tempo che hanno trovato per parlare dieci minuti dei capelli di una, altri per sessua4lizzare un altro e altri ancora per leggere un comunicato raccapricciante.
comunicato che si sono affrettati a scrivere perché due artisti hanno osato dire cose assurde come "basta ammazzare bambini e gente innocente". parole di una gravità assurda, a quanto pare. ma, ehi, l'ambasciatore di isnotreal si è sentito punto sul vivo e minacciato, quando nessun nome è stato fatto e viviamo in un mondo così malato, distorto e marcio dove ci sta più di un genocidio in corso. excusatio non petita accusatio manifesta.
però qui siamo ad un livello di distopismo superiore perché viene considerato come messaggio d'odio "dobbiamo proteggere i bambini". non si nascondono più, non ci provano nemmeno.
e subito a leggere quel comunicato due volte (perché dopo è stato ripetuto come prima cosa al Tg1 delle 20). ci mancherebbe eh, noi sudditi così servili, dobbiamo leccare il culo ai potenti sempre.
però io quelle parole non le condivido. quelle parole non mi rappresentano proprio. a rappresentarmi, la settimana scorsa, è stata quella persona che ha urlato "Palestina libera" durante il discorso di Ghali. a rappresentarmi è stata quell'altra che ha detto "cita Gaza" mentre la Venier leggeva quell'oscenità. a rappresentarmi sono stati quei ragazzi con quei cartelli e la bandiera palestinese, l'ultima sera di festival, sulla Costa Smeralda.
anzi mi stupiscono i giornalisti lì, a DomenicaIn, che mi sono sembrati abbastanza d'accordo con i discorsi sia di Ghali che di Dargent. la Venier un po' meno. palese da come ha cercato di smorzare le parole di Ghali con l'ambigua "eh la pace la vogliamo tutti" (e se non ricordo male anche una frase come "quei bambini ti ricordano te stesso?", nella speranza di sviare il discorso), nel liquidare Dargen con "dobbiamo seguire una scaletta" (che poi non è stata comunque rispettata), e dalle parole che ha rivolto ai giornalisti lì: "non mi mettete in imbarazzo".
perché la Venier ama tutti. un po' meno chi non sta al suo gioco (ed i bambini palestinesi, ma in generale quello con la pelle più scura, temo). ed il suo gioco è sempre stato quello di bacini e abbraccini di qua, ti amo e amore mio di là. sessua4lizzare e oggettificare una persona da una parte e parlare della loro vita intima e sessu4le dall'altra. sono contenta sia crollato il mito di "zia Mara" (o quantomeno, me lo auguro sia caduto) perché non ho mai capito da cosa, come e perché sia nato.
un modo orribile per chiudere una settimana di Sanremo, che tra alti e bassi, è comunque riuscita a portare messaggi importanti.(Amadeus si è comunque preso una responsabilità nel mettere in gara due canzoni come Casa Mia e Onda Alta).
ora domenica, Ghali sarà da Fazio a Che Tempo Che Fa. ho letteralmente 0 aspettative perché Fazio è tra i più democristiani che ci siano in circolazione. magari il suo astio nei confronti della Rai permetterà di far parlare Ghali più liberamente, non so (però sono sicura che non ci risparmierà la domanda "eh ma quindi tu...condanni ham4s?", possiamo già metterci il cuore in pace).
mi è piaciuto molto come Ghali nel suo discorso abbia nominato internet come fonte di informazione (se non ricordo male, in relazione alla possibilità di vedere come lui abbia sempre parlato dell'argomento), un bel suggerimento nel dire che se sai cercare, trovi anche quello che non ti vogliono dire. (e l'imbarazzo che ho provato nel vedere una persona intelligente fare un discorso coerente e giusto essere ridotta in "sei proprio sexy" e "io l'ho visto da dietro" da due vecchie viscide, non ve lo so spiegare, anche perché lui era visibilmente a disagio.) e Dargen, citando dati dell'ISTAT parlando dell'immigrazione, ha reso il suo discorso letteralmente inconfutabile. tant'è che sono corsi ai ripari nell'unico modo a loro possibile, ovvero zittendolo.
questo perché la stragrande - per non dire la quasi totalità - delle persone si limitano alle informazioni che vengono passate loro dai media, senza andare a controllarle da sé, magari approfondire e vedere se c'è dell'altro che non dicono perché altrimenti distruggerebbe le loro argomentazioni, la loro credibilità.
e questa è l'Italia, "un paese di musichette, mentre fuori c'è la morte" come dicono in Boris. ed è vero. domenica scorsa è stata la conferma. siamo questa cosa qui. pizza, pasta, mandolino e grasse risate, senza mai prenderci responsabilità e stare dalla parte giusta della storia. una storia che poi si ricorderà di noi e che non perdonerà.
adesso ho visto che qualche cantante e influencer ha iniziato a parlare. aspettavano che qualche altro ci mettesse la faccia prima di loro e adesso cavalcano l'onda per avere consensi credo (soprattutto per gli influencer, dato che per loro è tutto un trend, anche la vita dei palestinesi se i tempi chiamano). meglio di niente suppongo? almeno se ne parla.
distopico comunque è stato che poche ore dopo il comunicato Rai, durante il Super Bowl tra pubblicità sioniste, c'è stato l'attacco a Rafah. io non penso di riuscire a dire altro, davvero. questa situazione è angosciante e terrificante e siamo tutti complici finché i governi che dovrebbero rappresentarci non ci ascoltano (anzi, ci zittiscono) e non intervengano in qualche modo.
#free palestine#free gaza#palestine#italia#italian tag#robe italiane#sanremo#sanremo 2024#domenica in
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stavo rileggendo alcuni messaggi importanti che ho salvato e niente, da brava persona sensibile mi sono emozionata. E pensavo che non dovremmo relegare le belle parole solo alle situazioni importanti, che di sentimenti sinceri ne abbiamo bisogno tutti e che non è vero che le parole sono solo tali, delle volte le parole possono essere una carezza, possono essere un pilastro al quale aggrapparsi, possono essere il massimo che possiamo fare quando siamo distanti.
zoe
#e io ne avrei davvero tanto bisogno#frammentidicuore#frasi#frasi di vita#riflessioni#frasi profonde#parole#amore#pensieri#vita#frasi tumblr#frasi tristi#frasi belle#aforismi#frasi amore#frasi amicizia#dolcezza#dediche#emozione#sentimenti#cuore#affetto#carezze#amicizia#distanza#dolore#ferite#cit
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Portare in dote la certezza di un amore unico e senza tempo.
Quanta ampia può essere, la gamma d’intensità di sentimenti, attenzioni, emozioni all’interno delle relazioni interpersonali? E quanto, esse stesse, possono essere diversificate, stratificate, con innumerevoli sfaccettature? Chi possiamo diventare per gli altri? Tutto è possibile? Siamo solo strumenti nelle mani di chi ci manovra? Mi torna in mente un caso raccontatomi tempo fa da un collega: una sua amica, che per un lasso di tempo neanche troppo breve ha vissuto quello che oggi viene definito “amore tossico”. Lui manipolatore, narcisista, egocentrico, e lei divenuta succube, accondiscendente, completamente plagiata e piegata. Dichiarazioni d’amore slanciate e importanti, da parte di lui, accompagnate da regali anche grossi e frequenti. Tutto ciò alternato da un tono prepotente, umiliante nei confronti della consorte, da messaggi spesso troppo frequenti e troppo maleducati. Un’altalena continua, di emozioni a volte positive e altre negative. Una vera e propria montagna russa, una giostra che ha portato allo stordimento di questa ragazza. Ora tutto è finito, lei lo ha lasciato (nonostante minacce di lui di farla finita e via discorrendo), e rimangono solo le considerazioni da fare. Io un amore del genere non l’ho mai vissuto nemmeno per sbaglio, nemmeno alla lontana. Io, una donna che mi amasse in un modo tanto spericolato, diligente, in totale abnegazione, non l’ho mai incrociata nemmeno per sbaglio. Non entro nel merito, mi rifugerei nelle banalità. Mi si dirà che questo non è vero amore, e bla bla bla. In questo testo non voglio contestare tale concetto. Rifletto però sul resto. Perché me la sono immaginata più volte, quella ragazza in adorazione del suo uomo. E ammetto di aver provato quasi una sorta di invidia, ma senza voler fare del male a nessuno. Semplicemente, sono probabilmente tornato alla mente ad Alice, che è stata l’unica a dimostrarmi (purtroppo per una fase della vita troppo breve) un minimo di gratitudine, di riconoscenza, di rispetto nel senso più alto di quello meramente legato all’educazione. Non mi sarei comportato come quell’uomo, e forse sta proprio qui il punto: sono io che sbaglio? Logicamente mi direte di no. Però care ragazze, io bado semplicemente alla realtà di fatto: ci sono femmine che, rifacendomi all’inglese, “cadono in amore”, ed altre che non ammetteranno mai nemmeno di aver bisogno di un uomo. Cogliete la provocazione, ché questo blog nasce per questo: a cosa dovrei ricorrere per essere amato, onorato, venerato in siffatta maniera? E quanto inconciliabile sarebbe, questo mio inedito modus operandi, con la mia persona? E aggiungo: lo sarebbe davvero? Non penso solo alle posizioni più estreme in cui quel ragazzo avrà fisicamente tratto godimento dal corpo della sua compagna, quello è un aspetto (se vogliamo) marginale. Penso molto di più, invece, all’attitudine. Questa era la componente inedita che finora, in modo illusorio, solo Alice ha saputo portarmi in dote. E temo rimarrà un caso unico nella mia esistenza.
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Come mi prende male il visualizzato quando mando messaggi importanti
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Ghali BRAVISSIMO, scintillante, canta, balla, lancia messaggi importanti, porta gli alieni all'Ariston, IL MIO VINCITORE
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UN PORTO SICURO
Un luogo dove ripararsi dalle tempeste della vita, un rifugio per i pensieri e riparo per il cuore.
Un porto sicuro può essere in qualsiasi posto. Virtuale, fisico oppure mentale.
Si può trovare asilo e accoglienza in una chat, in un luogo appartato oppure nella voce di chi sta condividendo una telefonata.
Alla fine sono le anime belle di alcune persone che ci possono dare protezione e sicurezza, davanti a una tazza di caffè o semplicemente parlando al telefono, scambiandosi messaggi che rincuorano.
Poche volte mi sono sentito protetto, al riparo da tutto, in vita mia.
Uno dei luoghi dove mi sentivo al sicuro, da piccolo, era dietro la grande schiena di mio padre. Lui seduto sul bordo del divano, la tensione delle partite delle coppe europee, quelle giocate dalle squadre italiane, lo portava in quella posizione. Io mi accucciavo in quello spazio che stava tra la sua schiena e lo schienale.
Chiudevo gli occhi, sentivo la voce gracchiante del telecronista che commentava, l'agitazione di mio padre che muoveva i piedi agitato. Amava il gioco del calcio e tifava tutte le italiane in Europa. Poi io crollavo e non sentivo più nulla. Ci pensava lui a prendermi in braccio e mettermi a letto.
Poi crebbi e in quello spazio non ci stavo più. Anzi non riuscii a trovare altro posto dove sentirmi sicuro. Se non nella mia testa, assorto tra i miei pensieri.
Oggi a distanza di molti anni, dopo che ho profuso protezione e riparo ai miei figli e ad altre anime bisognose per molto tempo, ho trovato dei piccoli spazi di porto sicuro. Attracchi in alcuni porti sicuri concessi con gentilezza, a piccole dosi, da chi ha saputo dimostrare di avere un grande cuore. Spesso persone con vite complicate, ma forse proprio per questo consce di cosa vuol dire trovare un luogo protetto.
Bisogna rispettare questi luoghi, per me sacri, e far comprendere a chi condivide quanto siano persone importanti, dei giganti di umanità e dalla generosità bellissima. Di quanto io sia fortunato, onorato, di ricevere riparo per i miei pensieri e la mia anima.
Grazie.
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Io con te non voglio avere il potere che ho. A dirla tutta non vorrei neanche essere la persona che sono. È un periodo, questo, in cui vorrei sentirti più vicino e invece mi sfuggi da tutte le parti. Mi hai chiesto se sabato pomeriggio - giornata pensata per stare insieme - puoi andare da tuo padre. Lo stesso padre che ha dimenticato mille e uno degli eventi più importanti della tua vita. Il medesimo che oggi hai dovuto inseguire per incontrarlo perché ha risposto solo all'ultimo ai tuoi messaggi. Poi vai lì e chi lo circonda ti riempie di cibo. Forse per sopperire al vuoto che sanno che lui lascia nella tua vita, di cui nemmeno si accorge. Oggi ti ho detto "sei proprio un bravo figlio, tuo padre è fortunato" e avrei voluto aggiungere "non ti merita" ma non l'ho detto. Tu hai annuito dicendo "lo so" e poi basta. Hai così bisogno di un punto di riferimento ed io lo capisco. Ma che riferimento è una persona così? Ti vedo correre ovunque alla ricerca spasmodica di quella protezione e gratuità tipica dei rapporti genitori-figli. Solo che di tutto ciò in questo rapporto non c'è niente. Sempre tu che insegui, cerchi, allunghi una mano, un braccio, una vita intera a fare da ponte. Mi dà così fastidio tutto ciò perché mi rispecchio in te e lo so ma la consapevolezza non aiuta.
Nulla, insomma, vorrei dirti "sabato stai con me, lascia stare tuo padre, non merita un'altra ora del tuo tempo" ma ti dirò "certo, va pure, sarò qui ad aspettarti" perché non sono nessuno per sbatterti in faccia il disamore che ti circonda e per umiliare il desiderio che hai di essere amato e riconosciuto, lo stesso che abbiamo tutti. Il massimo che posso fare è essere ciò che lui non è: un riferimento, una luce, un faro verso cui non hai bisogno di correre per assicurarti che sia acceso, lì proprio per te.
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Tra l'altro questo tizio non ha mai un cazzo da fare e manda ogni GIORNO E NO NON ESAGERO, MILLE MESSAGGI INUTILI.
ESSENDO UN GRUPPO DI STUDIO, SI PARLA DI STUDIO E NON DI CAZZI PROPRI CHE NON SONO INERENTI AD ESSO.
Più volte gli è stato chiesto di smetterla perché si perdono i messaggi importanti e la gente poi non li legge perché sono troppi e finisce che non sa che per quel giorno ci sono esami o cazzi vari, ma lui no se ne infischia.
Ditemi voi come devo fare, questa persona mi esaurisce la vita e no non solo la mia, anche quella delle mie COLLEGHE.
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Via alle danze.
BENE. Bene, bene, bene, bene, bene. È qui. Il giorno è finalmente arrivato. Ci è piaciuto vedervi infiammare le dash di tutto il mondo con i vostri estratti del fandom, i vostri gatti, le vostre immagini di draghi, i vostri sondaggi sulle ricette, le citazioni errate, i meme di Barbie. (Ma, davvero, soprattutto i gatti.)
A partire dal 20 aprile, sarete in grado di scambiarvi messaggi reciproci: potrete scorrere la dash e vedere un post che vi stuzzica, quindi fare in modo che anche migliaia di perfetti sconosciuti vedano quel post.
L'abbiamo fatto per divertimento, ma rimanete voi i responsabili delle vostre cose. Quindi ecco alcuni dettagli importanti:
Impostazioni a livello di blog: tutti i blog saranno impostati su "Blaze-abile" per impostazione predefinita nelle impostazioni del blog. Vi stiamo avvisando in modo che possiate disattivare Blaze su qualsiasi blog da cui non desideriate che le persone pubblichino post di Blaze (collegamento rapido per il web). Ricordatevi di farlo per tutti i secondari che potreste voler mantenere liberi da Blaze.
Impostazioni a livello di post: sostituiscono le impostazioni di Blaze a livello di blog. Si può abilitare Blaze nell'editor dei post, prima o dopo la pubblicazione, tramite l'ingranaggio (web) o il menu coi 3 puntini (mobile), indipendentemente dalle impostazioni Blaze del blog. Tutti i post su cui si hanno precedentemente disattivati i reblog rimarranno non condivisibili tramite Blaze. A meno che, ovviamente, non si modifichi il post per abilitare Blaze.
Dei veri umani moderano tutti i post che vengono Blaze-ati prima che vengano pubblicati. Se qualcosa è sospetto o sembra che possa essere dannoso, non andrà a buon fine.
Quando qualcuno usa Blaze su un post, l'autore riceverà un'e-mail, una notifica push e/o una notifica di attività (a seconda delle sue impostazioni).
Si può annullare il Blazing di un post prima che avvenga, o eliminare un post su cui è già stato usato Blaze, rispondendo alla suddetta notifica o tramite la scheda "Attivo" nell'interfaccia di Blaze.
Accetteremo solo post conformi alle nostre linee guida pubblicitarie globali. Siete interessati alla pubblicità direttamente? Scoprite di più qui.
Ecco alcune FAQ.
Quindi è così, davvero. Siate gentile! Divertitevi!
E, come sempre, se volete mettervi in contatto, scriveteci via @wip o Assistenza e occhio agli altri aggiornamenti su @changes.
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Quest'anno mi vesto da rancore. Quest’anno mi vesto da “bene, bene, e tu?”.
Quest’anno mi vesto da comprensione del testo, da influencer che piange, da neurotipico per fama, da meme buffissimo sul fatto che non avremo la pensione. Quest'anno mi vesto da ci sono questioni più importanti, da benaltrismo, da non si scherza su certe cose, da la guerra è orribile e il mio libro è in libreria. Quest'anno mi vesto da brava persona, da buon padre di famiglia, da troppo amore, da raptus, da titolista di quotidiano. Mi vesto dal tuo vicino di casa, mi vesto dal mio che ha venduto l'anima al diavolo per l'immortalità e un tosaerba, oppure mi vesto da quello stronzo del suo vicino, che poi sarei io.
Quest'anno mi vesto da breve incontro, da sentimento non corrisposto, da visualizzato e non riposto, da tutto quel ghosting, fatto e subito, che potremmo aprirci una casa stregata.
Mi vesto da messaggi alle due del mattino, da telefonata non richiesta, dall'interregionale veloce che ho preso e forse non era il caso. Dal fatto che non posso lasciarlo, mi ama troppo.
Quest'anno mi vesto da accisa, da rincaro, da fine mese, da per il contratto ormai se ne riparla l’anno prossimo. Mi vesto da regali di Natale, da pagami un caffè, da wishlist Amazon sotto il post dov’è morto papà.
Quest'anno mi vesto da dono della sintesi, dalla parola morbidoso, da neolingua, da congiuntivo in una pozza di sangue, da mio cugino che si rivende il bonus cultura da 500 euro a 200.
Quest'anno mi vesto da tastiera. Quest'anno mi vesto da parere, da informazione, da opinione informata, da lungo elenco emozionale per raccattare un po’ di like. Quest'anno mi vesto da commento social, da mio zio che mi vuol bene e mette la faccina che ride sotto il post della strage e io al pranzo di Natale dovrò capire quale dei due sentimenti è più forte.
Quest'anno mi vesto da oh, se funziona significa che ha valore, se vende è bravo, se piace è giusto così.
Quest'anno mi vesto da necrologio a fumetti di uno famoso pronto venti minuti dopo che è morto. Da ordigno sui binari, da tizio sotto un treno, da sciopero generale, da 120 minuti di ritardo.
Quest’anno mi vesto da ponteggio, da elmetto, da norma di sicurezza, da fatalità, da tragico incidente, da morte bianca ma così bianca che non è colpa di nessuno.
Quest'anno mi vesto da corteo, da manifestazione, da raccolta firme, dalla voglia di cambiare il mondo che si scontra con un mondo che non ha tanta voglia di cambiare. Mi vesto da poliziotto troppo zelante, da abuso di autorità, da eccesso colposo di legittima difesa.
Quest’anno mi vesto da quella serie tv che devi troppo vedere, mi vesto da sinonimo, da perifrasi, da non meglio identificata matrice squadrista, da fragilità esistenziale, da anche cose buone. Mi vesto da accorato, coraggioso, disinteressato appello al cessate il fuoco, dove però la parola guerra la censuro perché altrimenti l’algoritmo mi penalizza.
Quest'anno mi vesto dalle parole che non diciamo, dagli specchi che copriamo.
Quest'anno mi vesto da Tosa, da Gramellini, da Fazio, dal primo che ha deciso che il modo migliore per opporsi alla retorica di una destra priva di contenuti fosse imitarla.
Mi vesto dalla condivisione spietata di ogni ricordo importante, di ogni esperienza significativa, di ogni preziosa cronaca famigliare sperando che alla fine ne rimanga qualcuna per me. Mi vesto da persona così naturalmente gentile che ce lo deve raccontare.
Mi vesto dagli eserciti di mamme, nonne e zie che si sono conquistate con le unghie e con i denti prima un palinsesto, poi un social e domani, probabilmente, il mondo.
Quest'anno mi vesto da ansia, da panico, da soffitto di camera da letto, da pelo bianco sul cazzo, da quella cosa che il dottore dice che non sa bene cos'è, magari è psicosomatica, provi a rallentare. Quest'anno mi vesto da io che penso che se rallento ancora un po’, sto fermo.
Quest'anno mi vesto dalla distanza tra l'uomo e l'artista, mi vesto da pessima persona che fa arte bellissima, perché di vestiti da brava persona che fa arte mediocre ce ne sono già troppi.
Quest'anno mi vesto da quella cosa spaventosa che faccio finta non ci sia, che non ho mai detto a nessuno, neanche a me, eppure sta lì e mi fissa ogni giorno.
Quest'anno mi vesto da domani, da futuro, da inutile fasciarsi la testa prima del tempo, da bestemmia quotidianamente voluta, cercata, ponderata, trattenuta e, quietamente, somatizzata.
Anzi no. Quest'anno non mi vesto da niente, che siamo già a posto così.
(Dalla pagina Non è successo niente di Fb, che vi consiglio caldamente di seguire)
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i messaggi più importanti sono quelli che arrivano dal dolore
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